La presenza non controllata di soggetti selvatici ha alterato l’ambiente in cui viviamo (mettendo in pericolo specie autoctone animali e vegetali) e crea ingenti ed insostenibili danni all’attività agricola, oltre ad essere la principale causa di emergenze sanitarie per la popolazione e per gli animali domestici allevati, per la sicurezza pubblica in aeroporti, strade e arginature dei corsi d’acqua.
Una situazione di cui non tutti hanno compreso in pieno la gravità.
Questa emergenza che coinvolge tutto il territorio nazionale è stato oggetto dell’incontro tra Confagricoltura ed Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nella giornata di ieri.
L’Istituto ha compiti importanti di monitoraggio dello stato dell’ambiente ma anche di ricerca, per questo Confagricoltura ha voluto indicare un percorso per la gestione della fauna selvatica che sia realmente rispettosa della vocazione produttiva dei territori e della biodiversità.
Ad avviso di Confagricoltura non è più procrastinabile una profonda riscrittura della legge 157/92 sulla caccia ormai vecchia di 25 anni, come è necessario far funzionare gli strumenti già esistenti in modo più efficace.
Iniziando dal decreto interministeriale sui danni provocati da fauna protetta o vivente in aree protette che, ad oltre sette mesi dall’approvazione da parte della Conferenza Stato Regioni, non è stato ancora applicato ed avrebbe rappresentato, seppur parzialmente, un primo segnale d’attenzione alle difficoltà del mondo agricolo.
Anche i Piani di Contenimento – sottolinea Confagricoltura – sono uno strumento di immediata applicazione, da migliorare ed adeguare alle nuove esigenze permettendo alla loro realizzazione possano partecipare anche le figure dei coadiutori adeguatamente formate.
Il mondo agricolo – conclude Confagricoltura – si candida a questo ruolo e a formarle, conscio del fatto che la presenza delle imprese rappresenti il più valido argine all’abbandono ed al dissesto del territorio.