Da pazienti a operatrici: la riabilitazione possibile

Due utenti del Centro di Salute Mentale di Troia conseguono il titolo di OSS: la soddisfazione della Direzione Generale e degli operatori sanitari

 

Hanno 28 e 38 anni. Si chiamano Silvana e Angelica e hanno appena conseguito il titolo professionale di Operatore Socio Sanitario.

Normale routine, se non fosse per un particolare in grado di cambiare la vita delle persone.

Silvana e Angelica sono, infatti, due assistite del Centro di Salute Mentale di Troia, proprio uno dei luoghi di riabilitazione psico-sociale dove gli Operatori Socio Sanitari prestano la loro attività.

Ed è così che, da pazienti, Silvana e Angelica sono diventate operatrici, in uno scambio di ruoli che dimostra quanto la riabilitazione non solo sia possibile, ma anche reale.

Un percorso sicuramente impervio, spesso in salita, ma capace di donare grandi soddisfazioni.

Proprio come quella di Silvana e Angelica alle quali il direttore Generale della ASL Foggia Vito Piazzolla ha donato, nel corso della Conferenza dei Servizi Aziendale dedicata a tutte le politiche della prevenzione, un camice bianco.

Un augurio, in vista del concorso per operatore socio sanitario per il quale le due donne hanno presentato regolare domanda di partecipazione. “Se doveste vincere voi – ha detto Piazzolla – ne saremmo felicissimi perché questo sarebbe davvero il segnale di svolta”.

A sostenere le due donne nel percorso di formazione teorica e pratica sono stati gli operatori del Centro di Salute Mentale, dei Centri Diurni “Itaca” di Troia e “Arcobaleno” di Deliceto e della comunità alloggio “Il castello” di Panni che hanno accolto con entusiasmo la loro volontà di acquisire un titolo in grado di proiettarle nel mondo del lavoro.

Molte le difficoltà lungo il cammino di Silvana e Angelica, a partire dalla preparazione della domanda di iscrizione al reperimento delle risorse economiche da investire, dalla frequenza delle lezioni al tirocinio pratico in strutture socio-sanitarie.

Molti, anche, i ripensamenti, le delusioni, le battute di arresto dovute alla effettiva fragilità di fronte alle difficoltà della vita, la ricerca di possibili soluzioni con il contributo di tutti, la ripresa dell’entusiasmo in occasione di successi intermedi fino al raggiungimento del traguardo finale.

La vita è davvero capace di sorprenderci – aggiunge il responsabile del Centro di Salute Mentale di Troia Giuseppe Pillo -. L’operatore socio-sanitario è una delle figure professionali previste nelle stesse strutture dove le due protagoniste di questa bella storia sono state ospiti. Pensare che un domani possano rientrare come lavoratrici in quei luoghi che le hanno viste in difficoltà e alla ricerca di aiuto è, per noi operatori di tutela della salute mentale, la realizzazione di un sogno, di una utopia”.

È proprio intorno all’idea di “utopia possibile” che il Centro di Salute Mentale di Troia organizza da anni le sue attività.

Due parole che racchiudono il rispetto della dignità, la tutela dei diritti e delle libertà e che puntano a raggiungere l’inclusione sociale, l’inserimento lavorativo e il superamento dello stigma.

Preoccuparsi dello stato di benessere delle persone affette da disturbo mentale significa effettuare un’analisi puntuale dei reali bisogni e delle difficoltà, individuando strategie concrete e condivise.

Strategie capaci di garantire loro quelle “banali” opportunità quotidiane che danno alla vita un senso di normalità come avere una casa, un lavoro, coltivare delle relazioni affettive e sociali, perseguire delle aspirazioni, con la malattia e nella malattia.

Di qui la necessità di sviluppare politiche per la salute mentale che stimolino il protagonismo delle persone coinvolte, partendo da una innovazione delle pratiche, della cultura e del concetto stesso di “cura”.

In tale visione innovativa, “curare” non è soltanto somministrare farmaci, seppur necessari ed indispensabili, ma è anche, grazie alla benefica azione di questi ultimi, abilitare le persone, favorire l’accesso ai diritti, promuovere, valorizzare.