Truffa dell’olio extravergine, sequestrato opificio abusivo

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Foggia, nell’ambito della costante attività di controllo economico del territorio finalizzata a contrastare le frodi contro l’industria ed il commercio, hanno individuato e sottoposto a sequestro, in Cerignola (FG), una vera e propria fabbrica abusiva in cui centinaia di litri di olio di semi di origine sconosciuta, venivano miscelati con altre sostanze per essere successivamente imbottigliati e venduti come “Extravergine di oliva”.

In particolare, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Foggia, dopo aver fatto accesso all’interno di 2 box, risultati privi di qualsivoglia garanzia sulla sicurezza di chi vi operava e sull’igiene dei prodotti alimentari trattati, hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro oltre 2.600 litri di sostanza oleosa contenuta in contenitori di plastica, 30 Kg. di clorofilla, varie attrezzature industriali per la miscelazione, l’imbottigliamento ed il confezionamento del prodotto, 1.400 bottiglie in vetro di ottima fattura ed oltre 11.000 etichette adesive utilizzate dai malfattori per confezionare il prodotto, il quale veniva destinato al mercato del Nord Italia ed a quello tedesco. Le etichette, recanti un marchio di mera fantasia, inducevano in errore gli ignari consumatori che ritenevano di acquistare un prodotto di alta qualità proveniente dalla molitura di olive pugliesi.

Le prime analisi speditive eseguite, hanno consentito di accertare che la sostanza sequestrata era composta da olio di semi di bassa qualità miscelata a clorofilla per conferire il classico colore dell’olio extravergine d’oliva.

Al termine dell’attività, è stato denunciato alla competente A.G. un responsabile di nazionalità italiana, che rischia la reclusione fino a due anni e una multa pari a ventimila euro, per vendita di prodotti industriali con segni mendaci.

L’attività di contrasto alle frodi in argomento, tuttora in corso, è finalizzata a tutelare i consumatori finali e l’intera filiera di produttori onesti di un vero e proprio simbolo del “made in italy”, da un tangibile danno di immagine oltre che da una forma di concorrenza sleale.