Carissimi,
avevo fatto comunicare che il 2 gennaio p.v. avrei tenuto una conferenza stampa dal titolo Avviare processi di legalità, per illustrare il senso della Marcia della Pace, che si terrà a Cerignola il 18 gennaio, e i contenuti dell’intervento che, il prossimo 1° febbraio, terrò su Il cantiere dell’etica: il ruolo dei cattolici, a conclusione del ciclo di incontri che, per il secondo anno consecutivo, è stato organizzato dalla Scuola di Formazione Socio-Politica “Giorgio La Pira”; a queste due iniziative, si aggiunge un altro appuntamento, fissato per il 25 gennaio p.v., sul tema Giornalismo, etica e politica, con l’intervento del dott. Renato Brucoli, editore e giornalista. Ambedue le iniziative si terranno nel Salone “Giovanni Paolo II” della Curia Vescovile (piazza Duomo 42): il primo alle ore 16,30; il secondo alle ore 19,30.
Informo che la presente comunicazione sostituisce la conferenza stampa che non ritengo opportuna, nella evidente constatazione della scarsa onestà intellettuale di alcune testate giornalistiche on-line. Infatti, come è sotto gli occhi di tutti, ogni dichiarazione e ogni intervento diventano occasione non per fornire un’informazione obiettiva dei fatti e costruttiva della realtà, ma per denigrare e disinformare attraverso la diffusione di fake news. Già nella lettera Dal sentimento alla razionalità, diffusa lo scorso 20 ottobre, avevo stigmatizzato questi comportamenti, riportando quanto affermato al proposito da p. Francesco Occhetta, gesuita: “La cura per la ricostruzione dei fatti, l’aderenza alla realtà e il rigore del controllo delle fonti cedono il passo alla cultura della post-verità. Questa cresce grazie ad azioni precise: fomentare la violenza (hate speech), ridicolizzare le voci delle istituzioni, toccare le emozioni e le credenze (più irrazionali) delle persone, insinuare sospetti sui fatti, inventare bufale (fake news). Il terreno fertile nel quale le post-verità fioriscono sono soprattutto i social network, in cui si forma il consenso (politico), si alimentano le paure e si consolidano le identità” (F. Occhetta, Ricostruiamo la politica. Orientarsi nel tempo dei populismi, 42).
Scelgo la via del silenzio, che è espressione di rispetto verso ciascuno e verso tutti, e che è operoso nello stile della nostra realtà ecclesiale, per sottrarre situazioni e persone a sterili speculazioni e a notizie non vere.
A questo proposito e in questo contesto, ribadisco la mia fiducia nei miei collaboratori, presbiteri e laici, in modo particolare nei confronti di don Pasquale Cotugno, prete dedito al ministero di parroco, al ruolo di direttore diocesano della Caritas, particolarmente sensibile alla cura delle povertà del nostro territorio, da me scelto insindacabilmente per essere vicario foraneo di Cerignola.
Nello stile della “autonomia relazionale” ribadita fin da mio ingresso a Cerignola, confermo che le scelte del Vescovo su persone e iniziative hanno goduto, godono e continueranno a godere di quella libertà interiore che ha per unico e solo scopo l’aedificare in charitatem, che può non essere compreso, ma che richiede rispetto.