E’ uno scontro quasi
all’arma bianca, segno della profonda tensione di questi giorni, quello che ha
luogo nel Consiglio dei ministri notturno chiamato a dare il via libera al
nuovo decreto anti-Covid che entrerà in vigore il 7 gennaio.
E’ la scuola, ancora una volta, il terreno dello scontro.
Dopo una giornata di
tensione tra governo e Regioni sulla data del 7 gennaio il capodelegazione del
Pd, Dario Franceschini, propone di rinviare l’apertura almeno a partire
dal 15 gennaio. Le ministre di Italia Viva non ci stanno così come la
titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina. E nel mirino del M5S, ad un certo
punto, finisce anche il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. La riunione
dura quasi tre ore: ha inizio poco prima delle 22, sebbene diversi ministri
giungano a Palazzo Chigi alle 21. Il decreto sulle restrizioni in vigore dal 7
al 15 gennaio – con il weekend del 9-10 “arancione” e una fascia
“gialla rafforzata” negli altri giorni – era ormai pronto.
Ma il Pd, al tavolo del Cdm, esprime una linea già emersa nel pomeriggio dal
segretario Nicola Zingaretti: sulla scuola è necessario un rinvio. Franceschini
pone il tema come una “questione politica”. E la data più adeguata
per riaprire le superiori in presenza (al 50%), secondo i Dem, sarebbe quella
del 18. “Il rinvio è segno di un caos inaccettabile. Non si doveva
arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero
riaperto a gennaio”, sbottano le ministre renziane Teresa Bellanova e
Elena Bonetti proprio mentre in tv Matteo Renzi torna ad attaccare frontalmente
il premier Giuseppe Conte. Il clima si fa tesissimo. E il M5S se la prende
anche con De Micheli. “L’organizzazione dei trasporti è stata totalmente
assente”, sottolinea una fonte di governo pentastellata.
Alla fine la mediazione cade sull’11 gennaio.
Il Cdm dà il via libera al decreto che dal 7 gennaio entrerà in vigore introducendo, tra l’altro, un Rt più rigido per la classificazione di rischio regionali. E anche sui vaccini il decreto introduce una norma secondo cui, qualora un paziente non in condizione di esprimere il consenso libero alla somministrazione sia privo di un tutore legale, sarà il giudice tutelare a rinviare al direttore sanitario o responsabile medico la decisione della somministrazione. Ma lo scontro sulla scuola rischia di essere un’ulteriore coda velenosa dell’aria di pre-crisi che si respira nel governo. (ANSA)