Carissimi presbiteri e diaconi,
carissime religiose e fedeli laici,
è bello convergere in Cattedrale, radunati dalla Trinità Santa, in questo giorno vigiliare della solennità di Maria SS.ma di Ripalta che, nella Chiesa universale, è vigilia della festa della Natività di Maria. La figlia di Anna e Gioacchino, venuta al mondo come “degna dimora del Salvatore”, con la sua nascita ha rallegrato il mondo intero ed ha acceso una speranza per l’umanità.
Quando contempliamo l’Icona della Madonna di Ripalta, non possiamo fare a meno di osservare le splendidi cornici in argento con le quali i nostri padri hanno voluto decorarla: quella più semplice, ma non meno bella, e quella più ricca per i giorni della festa. In entrambe campeggia, nella solennità, la colomba dello Spirito Santo, raffigurata sapientemente a ricordarci che tutto quello che avviene in Maria è opera della Terza Persona della Trinità.
Maria è stata definita da un autore spirituale contemporaneo “la più grande carismatica perché in Lei lo Spirito Santo ha compiuto la suprema di quelle sue azioni prodigiose che consiste nell’aver suscitato da Maria, non una parola di sapienza, non una dote di governo, non una visione, non un sogno, non una profezia, ma la vita stessa del Messia!” (Raniero Cantalamessa).
Quando guardiamo quella colomba d’argento cesellata sulla cornice siamo richiamati alla grande verità che contempliamo nella Sacra Icona della Madre di Dio: fu concepito “per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”.
E, poi, guardiamo alla Chiesa. E noi qui radunati in Cattedrale, riascoltiamo le parole di Sant’Ambrogio che afferma: “La Santa Chiesa, immacolata perché non ha conosciuto uomo, feconda quanto al parto, è vergine per castità, madre per prole. Essa ci partorisce quale vergine, resa grande non da uomo, ma dallo Spirito” (Ambrogio, Esposizione del Vangelo secondo Luca, II,7).
Sì, anche la Chiesa, come Maria, è tutta carismatica: tutto in lei è opera dello Spirito Santo. Per lo Spirito, le Sacre Scritture sono Parola di Dio; i santi segni sono sacramenti; noi siamo figli di Dio, abbiamo una vocazione e una consacrazione. Anche ciò che chiamiamo “istituzione” e “autorità” non potrebbe esserci senza il dono dello Spirito. Sia lode al Padre che ci dona attraverso il Figlio Suo lo Spirito Santo, che è Signore e dà la vita.
Queste riflessioni ci permettono di avviare il nuovo anno pastorale a partire dalla nostra Cattedrale e sotto lo sguardo di Maria, orientati dalla Lettera pastorale intitolata La Pentecoste continua… Rinnovarci nel cammino sinodale e nell’annuncio del Vangelo. L’icona, che trovate sulla copertina della stessa e nell’immagine che vi è stata consegnata prima dei Vespri, ci illumina.
È l’antica rappresentazione orientale della Pentecoste. In un luogo sopraelevato, che richiama la “stanza superiore” del Cenacolo, è raffigurato il Collegio degli Apostoli. A partire da sinistra di chi guarda, troviamo Pietro con il rotolo della predicazione e, al suo fianco, Matteo e Marco; di fronte a Pietro c’è Paolo che, pur non essendo stato presente nel cenacolo a Pentecoste, qui è raffigurato con a fianco Giovanni e Luca, tutti e tre con il libro delle Scritture; e, infine, sono raffigurati gli altri Apostoli con il rotolo della predicazione.
È il Collegio dei Dodici non come erano presenti nel giorno di Pentecoste, ma come sono oggi e sempre a fondamento della Chiesa: Pietro e Paolo, il primo degli apostoli e l’evangelizzazione delle genti; gli evangelisti e coloro che portano l’annuncio al mondo intero.
Sul loro capo ci sono lingue di fuoco e, in alto, un semicerchio, dal quale dipartono raggi: è la Trinità Santa, da cui viene il dono dello Spirito. Gli Apostoli sono disposti in semicerchio, a voler includere anche noi in questa storia di salvezza, in questa Pentecoste che continua.
Quest’anno, “Pentecoste che procede nella storia”, sarà – in comunione con tutte le Chiese che sono in Italia – l’esperienza di un cammino sinodale, di un percorso fatto, nella reciprocità, di ascolto della Parola, a partire dai consigli pastorali diocesano e parrocchiali, e aperto sempre più alle nostre assemblee. Ciò fin dall’inizio dell’anno liturgico, in Avvento. In questi primi mesi ci prepareremo per comprendere “cos’è” un cammino sinodale da vivere come Chiesa.
Ci porremo in ascolto gli uni degli altri per intendere cosa lo Spirito Santo dice a ciascuno, con quell’intuito che ci viene dalla fede battesimale circa l’annuncio del Vangelo e la catechesi, in questo tempo segnato da grandi cambiamenti nella vita della famiglia, a causa della pandemia.
Fare tesoro dell’esperienza di fede dei fratelli: questa è sinodalità. “Sinodo” significa “camminare insieme” e cosa è la nostra vita ecclesiale se non un camminare con i fratelli e con le sorelle che Dio ci ha posto accanto, guidati dallo Spirito Santo?
Due ultime considerazioni sull’icona e su cosa essa ci dice della realtà. Ai piedi degli Apostoli vediamo uscire da una caverna buia un uomo in abiti regali: è la rappresentazione del cosmo, l’universo intero, che esce fuori dal caos delle tenebre, del peccato e della confusione. È il nostro mondo, anche il nostro mondo interiore, che esce dal buio portando in mano un drappo sul quale sono adagiati dodici rotoli. È segno che, nella misura in cui il Vangelo penetra nel buio, nel disordine e nello scompiglio, il cosmo e l’umanità vedono la luce.
Non troviamo Maria in questa immagine: perché? In verità, in alcune icone della Pentecoste, è raffigurata al centro degli Apostoli. Io ho preferito questa immagine, nella quale al centro vi è l’etimasia, il seggio per Cristo, che è il Capo della Chiesa.
Mi piace interpretare l’icona nella quale Maria è rappresentata dal Collegio Apostolico, che è la Chiesa stessa. Lo spirito materno e generativo di Maria è presente nella Chiesa riunita.
Cari fratelli, camminiamo sulla strada della sinodalità: è la strada che ci indica Maria, l’Odegitria, mostrandoci Cristo, la Via; è la strada che ci indica la Chiesa. Seguiamola convertendoci ad una comunione sincera, superando le sordità e il mutismo che possono caratterizzare le nostre vite, lasciandoci “aprire” da quell’“Effatà” che risuona sulle labbra di Cristo e che ci invita ad essere capaci di ascolto e di parola.
Che la Vergine santa ci aiuti a camminare così, come fratelli e sorelle.
† Luigi Renna
Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano