Profonda solidarietà e appello all’integrazione, il messaggio del vescovo Luigi Renna per la tragedia di Stornara

Ieri, mentre visitavo l’Istituto Comprensivo “Aldo Moro” di Stornarella, in mezzo ai canti, alla gioia e alle riflessioni di bambini e ragazzi, mi è giunta la notizia del rogo nella baraccopoli di Stornara, che ha tolto la vita a due bambini di due e quattro anni. Che sofferenza per quei genitori e per quella comunità, alla quale ci sentiamo vicini e con la quale vorremmo dialogare di più! Che shock per tutti noi, che ci sentiamo strappati al calore delle nostre case, alla bellezza dei nostri presepi e allo scintillio degli alberi di Natale dalla dura realtà di capanne più misere di quelle in cui è nato il Signore, e che ospitano famiglie e bambini invisibili, che sono dietro le nostre case, occultate dietro le nostre strade statali e provinciali!

Non possiamo girare la testa dall’altra parte e ci chiediamo quanta inclusione, oltre la prima accoglienza, ci sia nella nostra terra; quanta progettualità nella politica a tutti i livelli; quanta audacia nella Chiesa per superare le barriere impenetrabili dei ghetti così numerosi nella Capitanata. “Troppe volte – ha ricordato di recente papa Francesco rivolgendosi ai rom – siete stati oggetto di preconcetti e di giudizi impietosi, di stereotipi discriminatori, di parole e gesti diffamatori. Con ciò tutti siamo divenuti più poveri, poveri di umanità. Quello che ci serve per recuperare dignità è passare dai pregiudizi al dialogo, dalle chiusure all’integrazione”.

Nei progetti tanto attesi del Pnrr quanto spazio avrà la condizione di questi invisibili? Quando la soluzione, tante volte annunciata ma mai realizzata, di costruire abitazioni, che vada al di là dell’abbattimento con ruspe di quelle misere abitazioni? Quei bambini, che non dovevano essere in un posto così poco dignitoso per loro e per nessuno – ed uno di essi doveva essere alla scuola dell’infanzia – dicono la nostra inadeguatezza a pensare un mondo migliore, a una inclusione con persone con cui occorre costruire pazientemente un dialogo.

Che lo sguardo di fede sulla culla di Betlemme non ci faccia dimenticare i due corpicini trovati morti nel rogo; che il volto di Maria nei nostri presepi ci ricordi le lacrime della loro mamma, e che finalmente i progetti diventino scelte e azioni concrete perché l’inclusione e la soluzione di nuclei abitativi degni dell’umanità siano il primo “ordine del giorno” della nostra Regione Puglia, della Prefettura di Foggia, dei nostri Comuni. So di parlare a cuori sensibili ed intelligenti. Noi cercheremo di fare la nostra parte con la grande forza di volontari che possono trovare soluzioni o dare aiuti. Ma un Paese civile, con una Costituzione così lungimirante, non risolve i problemi sociali soltanto con la carità…