La gioia piena per una festa vera, omelia per la Festa patronale

Gioisco pienamente nel Signore (Is 61,10).È il versetto biblico intercalato al salmo responsoriale di oggi. Ripetendosi più volte nel canto interlezionario tra le due letture prima del Vangelo, il ritornello ha la funzione di aiutarci ad assimilare la parola di Dio. Quello di oggi deriva dal profeta Isaia: Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza.Nell’esultanza di queste parole, è facile riconoscere l’attacco del Magnificat, cioè le espressioni bibliche che vennero spontanee sulle labbra della Madonna quando volle esprimere i suoi sentimenti di meraviglia e di gratitudine per quello che Dio aveva compiuto in lei. Perché allora la liturgia dell’8 settembre ha scelto di farci cantare proprio questo ritornello? Perché questo è il sentimento prevalente nella odierna festa mariana.

Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio: ecco i sentimenti diMaria,mentre considera l’amore con cui è stata avvolta da Dio, fin dall’inizio della sua vita. E così cantiamo anche noi, considerando il significato della Sua nascita, come aurora della salvezza, annunzio di gioia per il mondo intero!

Gioisco pienamente nel Signore,canta il popolo di Cerignola rallegrandosi per la speciale vicinanza di Maria, attraverso questa veneratissima Icona della Madonna di Ripalta. Gioia scaturita da una devozione filiale,sedimentata da secoli tra la nostra gente, popolo che sempre si rigenera in tanti cuori. È stato così bello l’altra sera, qui in Duomo, durante laNovena-giovani, l’abbraccio pieno di affetto con cui tanti ragazzi hanno circondato questa dolce Immagine. Ed è stata commovente la carezza con cui hanno sfiorato una sua copiai detenuti cerignolani, a cui l’abbiamo recata venerdì mattina nel carcere di Foggia!

Gioisco pienamente nel Signore,afferma la Sacra Scrittura,perché solo in Dio il nostro cuore inquieto può pacificarsi. Gioisco pienamente nel Signore, perché le pure gioie spirituali ci fanno pregustare qualcosa della beatitudine senza fine, che Dio vuole donarci secondo i meriti e ancor più secondo la sua misericordia. Nella vita ci sono anche le gioie umane, grandi o piccole, e tutte vanno accolte con riconoscenza. Penso alla gioia contagiosa di centinaia di bambini e ragazzi, e dei loro giovani animatori nelle settimane di oratorio estivo in parrocchia, oppurealla gioia degli scout in giro con i loro capi, oppure dei ragazzi più grandi che hanno partecipato aicampi-scuola in varie località, e lodo i nostri sacerdoti che li hanno guidati con dedizione paterna. Allargo però l’orizzonte, e penso anche ad altre gioie che si possono gustare nella vita: ad esempio,le vittorie sportive ottenute con sacrificio e lealtà,i successi nel lavoro o nello studio, la soddisfazione del dovere compiuto, il portare a casa un pane onesto, il tepore della famiglia unita, la gioia del servizio e del vero volontariato, il godimento del silenzio, o della musica che elevao della natura che incanta, la gioia delle amicizie coltivate e durature, e altre ancora. Si, nella vita, ci sono anche le semplici gioie che ci danno sollievo nel cammino e ne siamo grati.  Eppure, alle gioie umane manca sempre qualcosa. Quell’avverbio pienamente, che abbiamo cantato, resta sempre una meta da raggiungere.

In questi giorni di festa, ad esempio, ci ha accompagnato il ricordo di HysoTelharai, il ragazzo albanese di ventidue anni, arrivato in Italia col sogno di un diploma da geometra e che, per mantenersi, aveva cominciato a lavorare come bracciante nella raccolta dei pomodori nelle nostre campagne; opponendosi ai soprusi dei caporali, fu massacrato di botte e venticinque anni fa come oggi, 8 settembre, morì in solitudine a Cerignola. E noi ancora non riusciamo ad assicurare dignità e condizioni umane ai lavoratori stagionali di cui abbiamo bisogno, come si sta ripetendo anche quest’anno.

Ringrazio sinceramente tutti coloro che in queste settimane si sono premurati di interessarsi e di aiutare in vario modo. Un piccolo segno è il pranzo festivo, che la Deputazione della Festa patronale ha preparato per loro oggi, un pranzo gustoso, dove tra poco alcuni diaconi presteranno il servizio della Mensa, come si legge negli Atti degli Apostoli. È un piccolo segno, è vero, ma contiene una speranza. Poiché questo fenomeno è annuale, e dunque prevedibile, come sarebbe bello l’anno prossimo, l’8 settembre, se il cielo ci darà vita, ritrovarci nel giorno della festa patronale e dire in riferimento alle necessità dei braccianti stagionali: “Quest’anno è andata molto meglio”. Si può fare. Unendo le forze e i cuori qui sul posto, e con il concorso degli enti di livello più alto, si può fare! E, allora, i titolari delle aziende agricole, la Civica Amministrazione, la Caritas diocesana, le parrocchie, le Forze dell’Ordine, tutti insieme avremo modo di sorridere per i passi in avanti realizzati. E sarà più gioiosa la nostra festa patronale. 

Vergine di Ripalta, Madre nostra amatissima, dinanzi a te depongo questa speranza. Ottienici luce, lungimiranza e buona volontà in questo ricorrente problema. Ottienici forza per affrontare anche gli altri problemi sociali, o familiari o personali. Conforta, o Maria, chi sta soffrendo. Continua a incoraggiare il nostro cammino con le gioie semplici che l’amore di Dio dissemina lungo la nostra strada. Fino a poter cantare insieme a te: Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio. Amen.

+ Fabio Ciollaro
Vescovo