Il messaggio alla Comunità diocesana del vescovo Luigi Renna al termine del pellegrinaggio spirituale

Si lascia ispirare dai «misteri della gioia e dell’infanzia di Gesù Cristo» il vescovo Luigi Renna nel messaggio pronunciato al termine del pellegrinaggio spirituale che, organizzato dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare nel pomeriggio di sabato, 14 novembre 2020 – nel pieno rispetto delle norme per il contenimento del Covid-19 – ha polarizzato, con la recita del Santo Rosario, la preghiera delle famiglie presenti “in” o collegate “con la” cattedrale dalle chiese parrocchiali sulla pagina Facebook diocesana, per compiere anche quest’anno, nonostante la pandemia, l’atto di affidamento alla Regina della Famiglia. «Sono tutti gesti di cura», ha ricordato il Vescovo, i gesti compiuti da Maria, «quelli di una Madre che diventa il paradigma e l’esempio del nostro prenderci cura, di quei gesti che ci rendono più umani» perché, come afferma il filosofo Martin Heidegger, «la cura è la struttura stessa dell’esistenza».

Per il pastore della Chiesa locale è «tempo di prendersi cura» soprattutto dei «più fragili e dei più esposti al Covid-19», identificati nei malati e negli anziani che, a Cerignola come ad Ascoli Satriano, a Candela come a Carapelle, ad Ordona come a Orta Nova, a Rocchetta Sant’Antonio, a Stornara e a Stornarella, sono «i nostri nonni e genitori», evitando «contatti diretti, spostandosi il meno possibile, rinunciando a riunioni conviviali che, in questo momento – ha evidenziato Renna – potrebbero rivelarsi l’opposto della familiarità perché portatrici di contagio», senza dimenticare di usare «sempre e dovunque le mascherine».

Né è mancata, nella riflessione del Vescovo, accanto al ricordo carico di gratitudine per quanti, «per vocazione e professione», sono chiamati «a prendersi cura» degli altri – i «medici e operatori sanitari del nostro Ospedale e delle nostre comunità», i «presidi e docenti che curano le relazioni educative a distanza», i «parroci e catechisti che s’ingegnano in ogni modo per non trascurare la vita spirituale» – l’attenzione nei confronti di coloro che, colpiti dagli effetti della pandemia, sono stati costretti ad «abbassare la saracinesca»: «Prendiamoci cura della salute con urgenza e tempestività, per poterci prendere cura anche dell’economia già precaria del nostro territorio».

Alla vigilia della “Giornata del Povero”, alla scuola di papa Francesco, il Vescovo ha sollecitato la comunità diocesana a sentirsi accogliente destinataria dell’invito rivolto dal pontefice nel tendere «la mano al povero», ricordando che «nelle Caritas parrocchiali e nei luoghi diocesani c’è bisogno di mani tese, di cuori in ascolto!». «Davanti a noi – è stata l’esortazione finale – c’è un autunno che va verso l’inverno, che potrà essere lungo e pesante a causa della pandemia. Prendiamoci cura gli uni degli altri e la primavera arriverà in fretta, “anticipata” dalla nostra fede, dalla nostra speranza, dal nostro amore. Siate “cura” gli uni per gli altri!».