Gli interventi di Rosa Barone e della Commissaria Straordinaria Adriana Sabato
Pedretti, segretario nazionale: “Città fondamentale non solo per la sua storia, ma per il futuro”
Forte: “Nella nostra regione, ancora da assegnare il 42% delle terre confiscate alla mafia”
Carmeno: “Un errore chiudere 7 tribunali, non ci sono aule per celebrare i processi”
Ciampolillo: “A Cerignola centinaia di volontari da tutta Italia negli ultimi 10 anni”
CERIGNOLA (Fg) – In 10 anni, grazie ai campi di formazione e lavoro promossi da SPI, Libera e Arci, centinaiadi giovani studenti volontari sono giunti da tutta Italia per lavorare nei terreni di Cerignola confiscati alla mafia. “Terra Aut”, un lembo di territorio che la cooperativa sociale AlterEco è riuscita a trasformare in un esempio di riscatto, a Cerignola rappresenta oltreun decennio di attività sociali, educative, di formazione-lavoro e inclusione.Da questa esperienza, sta per nascere una vera e propria masseria socialecon un B&B e una bottega sociale. Il progetto, ricordando un celebre discorso del giudice Paolo Borsellino, si chiama “Il fresco profumo della libertà”. A parlarne sul palco, mostrando anche le immagini di un video che documenta il percorso intrapreso finora, è stata Dora Giannatempo, socia-fondatrice della cooperativa sociale AlteEco.
Una realtà sostenuta concretamente e con forza, in tutti questi anni, dallo SPI Cgil Puglia e dalla declinazione provinciale di Foggia del Sindacato Pensionati, tanto da divenirel’esempio su cui, mercoledì 29 settembre, l’organizzazione sindacale ha costruito il primo focus regionale sulle realtà che in Puglia costruiscono modelli di sviluppo a partire dal riutilizzo sociale, etico e produttivo dei terreni confiscati alla criminalità. La questione è stata al centro dell’evento pubblico intitolato “Legalità, diritti e terre liberate”.
“In Puglia, il 42% dei terreni confiscati alla mafia non è stato ancora assegnato”, ha ricordato Gianni Forte, segretario generale SPI Cgil Puglia, “ed è necessario che a questo ritardo si ponga rimedio al più presto, per costruire nuovi percorsi di riscatto come quello realizzato qui a Cerignola”. Rosa Barone, l’assessora al Welfare della Regione Puglia intervenuta all’incontro, ha assicurato che il suo impegno personale e della giunta regionale su questo punto sarà massimo. Significative, in tal senso, anche le dichiarazioni di Adriana Sabato, Commissaria straordinaria del Comune di Cerignola, che ha elogiato l’opera del sindacato e della rete di associazioni nazionali e cittadine impegnate nell’antimafia sociale.Su legalità, diritti e ruolo centrale delle donneè intervenuta Tina Pizzolo, responsabile del Coordinamento Donne dello SPI Cgil Foggia.
Al Cinema Teatro Roma, dove si è svolto il focus pubblico, è intervenuto anche Ivan Pedretti, segretario generale dello SPI Cgil nazionale. “Sono qui a Cerignola perché questa città per noi sarà sempre importante: qui è nato uno dei più grandi segretari della Cgil, Giuseppe Di Vittorio, credo che abbiamo un dovere anche verso di lui, quello di ricostruire un territorio libero dalla malavita. Tutte le scelte, le iniziative, gli investimenti da farsi a sostegno di chi combatte contro la mafia trovano il sindacato in prima linea”, ha detto Pedretti.
Nei loro interventi, il segretario provinciale dello SPI Cgil Foggia, Alfonso Ciampolillo, e il segretario generale CGIL Foggia, Maurizio Carmeno, sono partitida un dato drammatico: sono commissariati per infiltrazioni mafiose i tre comuni più grandi della provincia. Insieme, Foggia, Cerignola e Manfredonia contano 258mila abitanti sui 601mila complessivi della Capitanata.
“La lotta alla criminalità organizzata non si combatte soltanto per via giudiziaria, ma certo non aiuta il fatto che in provincia di Foggia siano stati chiusi 7 tribunali e che spesso ci siano difficoltà a trovare aule per celebrare i processi”, ha dichiaratoCarmeno, che poiha centrato l’attenzione sulla situazione sociale e occupazionale della Capitanata: “Quella di Foggia è la provincia con la percentuale più alta di disoccupazione in tutta la Puglia. Da parte della politica non sembra esserci la piena consapevolezza di quanto sia drammatica la situazione, non solo nelle grandi città dove in tanti quartieri periferici molti anziani con difficoltà deambulatorie vivono in palazzi senza ascensore, ma anche nei paesi più piccoli”.