Secondo le ultime notizie in arrivo dagli USA, potrebbe non essere confermata l’esenzione, in scadenza il prossimo 1 giugno, dai dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio in partenza dalla UE.
“Se le notizie saranno confermate, c’è il rischio di una pericolosa escalation di ritorsioni e contromisure che avrebbe pesanti contraccolpi sul settore agroalimentare”. È l’allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
“L’agroalimentare italiano correrebbe gravi rischi, se partisse una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico”, ha aggiunto Giansanti.
Per le esportazioni agroalimentari italiane, con oltre 4 miliardi di euro l’anno, quello statunitense rappresenta il primo mercato di sbocco fuori dalla UE e il terzo in assoluto. E i vini incidono per il 35% sul totale dell’export.
“Va fatto ogni sforzo nel poco tempo che resta a disposizione – ha auspicato il presidente di Confagricoltura – per trovare una soluzione condivisa sui dazi e avviare un negoziato bilaterale per regolare il contenzioso. Potrebbe essere proposta anche una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio, tenendo conto di tutti gli effetti determinati dalla globalizzazione”.
Confagricoltura ricorda che tra le contestazioni mosse da tempo dagli Stati Uniti nei confronti della UE, spiccano le regole riguardanti gli organismi genericamente modificati, l’uso degli ormoni negli allevamenti e l’etichettatura dei vini.
L’Organizzazione degli imprenditori agricoli segnala che, di recente, sono finite sotto osservazione anche le misure varate da alcuni Stati membri sull’indicazione dell’origine.
Secondo quanto evidenziato in un rapporto diffuso a metà aprile dall’Ufficio del Rappresentante commerciale dell’Amministrazione USA, le misure in questione possono costituire un ostacolo per le esportazioni statunitensi. Per quanto riguarda l’Italia, la contestazione è diretta in modo esplicito i decreti ministeriali relativi all’indicazione dell’origine dei prodotti lattiero-caseari, della pasta e dei derivati del pomodoro.