Palazzo Coccia

di Domenico Carbone

 

Questa leggiadra costruzione tipica dell’architettura civile nasce in effetti come villa suburbana, trovandosi all’epoca ai margini della Terravecchia di Cerignola.

 

Fu edificata, per sé e per i suoi, nel 1779 da Giuseppe Coccia, come attesta l’iscrizione sulla stemma nobiliare della facciata : “ISTAM SIBI SUISQ(UE) JOSEPH COCCIA EXCITAVIT(T) MDCCLXXIX”.

 

Di stile vanvitelliano, il Palazzo è una delle strutture fisiche, materiali in cui si realizza il passaggio del potere locale dalla iniziale forma arroccata o castellare dei “loca solaciorum” di matrice federiciana a quella residenziale delle dimore feudali dell’età moderna.

Sembrava maturo il tempo per liberarsi delle ombre, dei sospetti che circondavano il potere,  quando Coccia  consentì fabbricati bassi intorno al giardino per favorire l’esercizio dell’otium, cioè la nuova condizione di vita che cominciarono a  concedersi i feudatari per ricercare insieme la dignità de le case che non impedisca da le faccende, ed anco non sia senza qualche parte di aria buonissima.  Ma non fu così, perché già nel 1799 il palazzo fu assaltato dai rivoltosi della Repubblica Partenopea che costrinsero alla fuga i proprietari.

 

Una dura replica della storia volle che analogo episodio si ripetesse nel 1947 con la devastazione degli interni del palazzo in coincidenza della lotta di classe che oppose ancora una volta i braccianti alla proprietà fondiaria, di cui Palazzo Coccia rappresentava il simbolo.                                                                                 

Queste brevi notizie, brillantemente illustrate nel “Palazzo Coccia a Cerignola” di L. Defazio e I. Di Liddo –ed. CRSEC Cerignola,2007, a cui si rimanda per la pregevole fattura e anche per la bellezza e la titolarità delle immagini riprodotte, parlano di un agglomerato urbano che in breve lasso di tempo sembra voglia riscattare il tempo perduto, passando dalla campagna al borgo, da borgo a paese, da paese a città.