“Resta con noi perché si fa sera” (Lc 24, 29).
Delle apparizioni del Risorto, miei cari, quella che mi piace di più è narrata dall’evangelista Luca e riguarda due discepoli di Gesù, “riacciuffati” dal Risorto mentre stavano fuggendo da Gerusalemme per rifugiarsi nel loro piccolo mondo privo di prospettive, di futuro, di orizzonti.
Erano delusi da Gesù e dalla vita: “Noi speravamo che fosse colui che avrebbe liberato Israele…” (Lc 24,21). Quando la quotidianità va in “cortocircuito”, rischiamo di prendercela sempre con Dio, perché ci aspettiamo che le cose della vita seguano costantemente i nostri schemi, e riteniamo che Egli debba essere il garante di quello che noi vogliamo. La “litania” delle lamentele può essere molto variegata, e riguardare i mali più leggeri e le sventure più serie. Mi fermo solo su quelli che oggi emergono in tutta la loro verità perché spero che, sugli altri, ci siamo resi conto che non hanno diritto di “buttarci giù”. Invece, una epidemia che blocca la vita sociale, che miete tante vittime, che sta sovvertendo l’economia e la politica nelle sue espressioni più alte, davvero ci mette in crisi.
Speravamo che la nostra vita scorresse tranquilla, che la scienza potesse sconfiggere ogni male, che la morte potesse essere tenuta lontana, che le nostre comunità ecclesiali potessero dare il meglio nella liturgia, nell’annuncio, nei progetti. Ma la vita ci prospetta anche le epidemie e le sconfitte.
Sconfitte di Dio? No! Gesù rimprovera dolcemente i discepoli, dicendo loro: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24,26). E così, Gesù ci dà la più grande lezione di fede: che Egli è Salvatore e Redentore, non perché fugge dalla storia ed invita a collocarsi in un luogo dove non ci sono lacrime, ma perché rimane in essa, cammina, lotta, viene schiacciato, risorge. È la “lezione” della Pasqua! Quella di chi non “fugge” dalla croce, ma vi rimane sopra, come Gesù, accanto come Maria e Giovanni, e sotto come il Cireneo.
Gesù Risorto ce lo spiega e cammina con noi. Per questo gli diciamo più che mai insistentemente in questa Pasqua: “Resta con noi, perché si fa sera!”.
Resta nei nostri ospedali, come sei sempre restato, accanto ai malati e ai medici; nelle nostre case di riposo, dove i nostri teneri anziani stanno lottando con l’aiuto di eroi della carità e della loro fedeltà al “giuramento di Ippocrate”.
Resta con noi nelle aule del Parlamento, nei nostri Municipi, nelle auto delle Forze dell’Ordine, a sostenere quell’amore al bene comune, la politica, che è la forma più esigente della carità e l’arte di organizzare la speranza.
Resta con noi, Signore, nel cuore smarrito di chi ha perso il lavoro e continua a rassicurare i propri figliuoli; nei pazienti sguardi di padri e di madri che, con il poco, sanno allestire gioiose mense pasquali e organizzare giorni sereni. E sentiremo tutti, noi che siamo sulla stessa barca, quanto siano veri i versi del poeta che canta la Pasqua dei poveri:
Forse per noi che non abbiam che pane,
forse più bella è la santa Pasqua,
o Gesù nostro, e la tua mite frasca
si spande, oliva, nelle stanze quadre (Carlo Betocchi).
Resta con noi nelle carceri, dove si assiste turbati a tutto quello che accade, ma nel cuore di tanti sta rinascendo il desiderio di cambiare vita.
Resta con noi nella laboriosità dei docenti, nel cuore dei ragazzi e dei giovani, che stanno imparando pagine nuove per le loro esperienze di vita. E a loro, ai ragazzi e ai giovani, voglio citare le parole di un grande romanziere credente, Tolkien, l’autore della saga de Il Signore degli Anelli, grande parabola della vittoria dell’Amore: “(…) il cielo della notte era ancora pallido. E lì Sam, sbirciando fra i lembi di nuvole che sovrastavano un’alta vetta, vide una stella bianca scintillare all’improvviso. Lo splendore gli penetrò nell’anima, e la speranza nacque di nuovo in lui. Come un limpido e freddo baleno passò nella sua mente il pensiero che l’Ombra non era in fin dei conti che una piccola cosa passeggera: al di là di essa vi erano eterna luce e splendida Bellezza”.
Resta con noi nelle fabbriche, nelle imprese, nelle aziende agricole dove incertezze economiche e solidarietà non sono in conflitto. Resta nelle nostre città, che sono divenute splendide nella loro solidarietà.
Resta con noi, a riempire di affetto le case degli anziani e le case dei giovani, che quest’anno non risuoneranno delle voci delle tavolate dei giorni di festa. Il Signore riscaldi il cuore di tutti!
Resta con noi nel cuore dei nostri volontari che, per le strade, nella consegna di pacchi, snodano le processioni più belle che le nostre città abbiano mai avute in questi giorni santi, quelle della carità.
Resta con noi nelle baracche e nei casolari degli immigrati, che vivono delle nostre povere briciole e forse non comprendono appieno perché non ci sentiamo più sicuri di noi stessi come prima.
Resta con noi sui nostri altari, nei tabernacoli solitari dove tu vigili, nelle chiese, nei cuori dei presbiteri che portano l’amore al loro popolo, nelle religiose che curano i nostri ragazzi e i nostri anziani.
Sì, tu sei il Signore che resta con noi, non fugge da questa nostra storia.
E continua a spezzare il pane, a ricondurci sui nostri passi con responsabilità, a costruire le nostre speranze a misura delle Tue speranze di vita e di risurrezione.
Cari fratelli e sorelle, guardiamo già al futuro, con la speranza che non si abbatte mai, e che pensa già ad altre Pasque, con le parole dello scrittore che seppe coltivare attese anche nei giorni più bui della storia:
Di noi ciascuno è stato schiavo in Egitto,
ha intriso di sudore paglia e argilla
ed ha varcato il mare a piede asciutto (…)
Quest’anno in paura e vergogna
l’anno venturo in virtù e giustizia (Primo Levi).
Non sentiamoci mai soli perché il Risorto è rimasto con noi per sempre! E ci invita a rimanere nella storia con fede, con carità, con speranza! Con queste certezze, vi auguro Buona Pasqua!
Sempre vostro
† Luigi Renna
Vescovo